Sunday, September 24, 2006

Quando il gioco in tv diventa troppo pericoloso

La recente morte di Steve Irving, il grande cacciatore di coccodrilli, divulgatore ed ambientalista, dovuta all'aculeo di una razza, ed il grave incidente di Richard Hammond, uno dei tre conduttori di Top Gear, mentre guidava un dragster ad oltre 400 chilometri orari, ci portano a riflettere nuovamente sulla tv spettacolo, su quali siano i limiti (non solo di velocità) che non sia opportuno superare.

Colpire l'immaginario di lettori e spettatori. Ottenere audience e share sempre elevate, possibilmente superando la concorrenza. E in un mondo in cui il pubblico è ormai smaliziato, e si stupisce sempre meno, l'unico modo sembra alzare il livello del rischio, sperando di innalzare anche il livello di adrenalina, o perlomeno di interesse, degli spettatori.

Una corsa alla spettacolarizzazione che fa però le sue vittime.

E se Steve Irving, per quanto alcuni possano criticarlo, in un mondo che solo adesso sembra accorgersi davvero dell'importanza dell'ambiente e dell'ecologia, svolgeva un'opera meritoria per la conoscenza e la difesa della natura, Hammond, che invece fortunatamente dovrebbe cavarsela, ha rischiato di sacrificare la propria esistenza per qualcosa di molto meno importante: guidare un dragster, provarne (forse) il brivido, colpire i propri spettatori.

Irving aveva anche due figli ed una moglie, a differenza di alcuni che l'hanno criticato, non penso fosse un incosciente.

Certamente aveva una propensione al rischio maggiore della media delle persone. Però, forse soprattutto, sapeva anche che l'unico modo per essere il numero uno, continuare ad esserlo, e portare spettatori, attenzione e fondi alle proprie attività e per la difesa della natura, era rischiare, rischiare sempre di più, e rendere tale rischio ben visibile.

Viene ovviamente da chiedersi quanto sia giusto che giovani vite vengano distrutte nella ricerca della spettacolarità.

Oppure anche questo ormai fa parte dello spettacolo ?